Come scrivere ai propri clienti
Luglio 13, 2024Il prodotto come espressione del proprio brand
Agosto 22, 2024Ormai l’abbiamo sentito in tutte le salse che il personal brand è importante e che non si va da nessuna parte senza.
Ce lo ripetono gli esperti su internet, ce lo ripropongono nei convegni, lo leggiamo nelle riviste (online).
Il problema è che nessuno ci spiega come fare a lavorare sul nostro personal brand.
Ed è per questo che oggi per le prossime puntate di questa newsletter parleremo esattamente di questo.
Vedete, non voglio limitarmi a scrivere un pezzo accademico, limitato a poche nozioni teoriche che ben poco servono a tutti noi che vorremo trovare un riscontro nella vita reale. Vero è, però, che mi sono reso conto, durante le varie consulenze che svolgo per i farmacisti, che non è neanche del tutto chiaro cosa sia per cui, dai, partiamo così:
Il personal branding è l’attività con cui prima si consapevolizza e poi si struttura la propria marca personale.
Può essere definito come ciò che viene detto, sentito e pensato a livello collettivo dalle persone su di voi e sui servizi che offrite, nella vostra vita professionale e non.[1]
Il termine brand a un primo livello di significato è il nome stesso, attraverso il quale si è riconoscibili. A un livello successivo, è una connotazione emozionale[2], ciò che evoca nel cliente i significati di quel nome.[3]
Fonte: Wikipedia
Toh, e la definizione ce la siamo levata.
Detto questo voglio adesso iniziare a ragionare con voi sul perché sia importante lavorare sul proprio personal brand e capire in che modo possiamo crearne uno.
Bene, se abbiamo letto con attenzione la definizione di Wikipedia ci saremo resi conto che il personal brand è un prodotto delle sensazioni ed emozioni che le persone hanno nei nostri confronti.
In poche parole è la percezione che gli altri hanno nei nostri confronti.
“Questa farmacia ha sempre tutto quello che cerco”
“Vado da loro perché mi sento sempre trattato con i guanti”
“Questi farmacisti sono bravissimi nel comunicare e mi hanno incuriosito”
“Non vado più da loro perché sono antipatici”
Ci siamo capiti, no?
Appare chiaro dunque quanto sia importante avere il controllo di ciò che gli altri (clienti) pensano di noi.
E per questo è importante la strategia che utilizziamo. Una strategia fatta da innumerevoli mattoncini che, messi insieme, vanno a costruire la nostra reputazione.
Perché è importante la nostra reputazione?
I tempi sono cambiati, e non vi sto dicendo una novità.
Il mercato della farmacia si è scaldato e i player (leggasi: competitor) sono di più e maggiormente agguerriti rispetto a qualche anno fa.
In poche parole, se la vediamo dal punto di vista del cliente, esistono molte, molte, molte opzioni di acquisto in più oltre la farmacia.
Certo, esclusi i farmaci, neanche da dire, ma alla fine dov’è che ci giochiamo la partita? Ecco.
La nostra reputazione dunque è il nostro unico asset su cui dobbiamo disperatamente intensamente lavorare affinché sia esso stesso a proteggerci dalle strategie commerciali dei nostri competitor.
Piccola grande precisazione: quando parliamo di personal brand, questo vale sia per le farmacie che per i farmacisti.
Ognuno dovrebbe lavorare sul proprio personal brand (chiaramente in un modo che non vada in conflitto per il luogo in cui lavora) anche solo per avere un’arma contrattuale in più nel momento in cui si troverà a fare altri piani per il suo futuro.
Fine della digressione.
Nella grande strategia di creazione, sviluppo ed evoluzione del proprio personal brand esistono innumerevoli attività che, come detto, possiamo mettere in campo, e oggi parliamo dei contenuti online.
Sono letteralmente uno dei modi migliori per permettere alle persone di scoprirci e di mantenere un contatto con noi (e viceversa) anche quando sono fuori dalle quattro mura della farmacia.
Ma non è tutto così semplice.
La content creation al servizio della comunicazione su piattaforme social era partita come una bella storia d’amore. Molto semplice, spensierata, le cose andavano quasi in automatico.
Mi riferisco a quel periodo fino al 2019 circa in cui l’attività di posting era relativamente semplice. Le piattaforme erano ancora piuttosto acerbe e la possibilità di ottenere visibilità era particolarmente buona.
Finché…
Finché non si è complicato tutto.
Il numero di utenti è cresciuto esponenzialmente e molti business hanno finalmente individuato le piattaforme social come una ulteriore opportunità di business.
I social sono dunque passati da luoghi di condivisione a luoghi di comunicazione, con un secondo fine: la vendita.
Rapidamente quindi non bastava più pubblicare un post ogni tanto, e come ci pareva. Bisognava fare le grafiche, impostare il Business Manager, fare le sponsorizzate, registrare dei video.
Insomma, il gioco si è rotto.

E così molti farmacisti e farmacie si sono trovati nella trappola di fare più contenuti possibili senza però vedere risultati concreti, spinti da un’ansia di perfezionismo più deleteria che utile.
Tuttavia come nelle storie d’amore più tossiche: il veleno è molto spesso anche l’antidoto (per un periodo), perché ci siamo tutti resi conto che i contenuti sono il motore della nostra presenza online.
Il motivo è semplice: se non pubblichiamo qualcosa veniamo inghiottiti dalle centinaia di altri contenuti che ogni secondo vengono prodotti.
I nostri followers ci vedranno meno frequentemente e piano piano l’algoritmo ci soppianterà con qualche altro player più prolifico.
Un mondo di m****? Probabilmente sì, ma chi ha detto che era tutto rose e fiori?
Scherzi a parte, spesso sento i colleghi lamentarsi (a ragione se vogliamo dirla tutta) di questo gioco perverso dei social dove bisogna “per forza” pubblicare o del digital dove siamo alla mercé delle recensioni altrui, spesso ingiustificate.
Ed è vero, per carità.
Ma ricordiamoci sempre che fa parte del gioco. Di fatto i social, così come i motori di ricerca, ci danno la possibilità di renderci visibili come mai è stato possibile un tempo, a costo zero se vogliamo. Per cui se vogliamo sfruttarli dobbiamo anche accettare e digerire le regole del gioco.
Ora, facciamo un passo indietro.
Finora abbiamo capito perché sia importante pubblicare, vero. Ma per cosa?
Pubblicare per cosa?
È indubbio che se investiamo dei soldi in un’attività di marketing vogliamo dei ritorni che siano visibili nel breve o medio termine. E non possiamo nasconderci dietro al fatto che vorremmo massimizzare ogni nostro sforzo nell’ottica di vendere nel modo più efficace possibile.
Ed è giusto così.
Però è anche vero che se pensiamo di comunicare solo un prodotto entriamo in un circolo vizioso molto pericoloso che ci mette in competizione diretta con chiunque venda quel prodotto o simili.
Invece il marketing, e se vogliamo il business in generale, è una questione di differenziazione.
È per questo che i contenuti che creiamo online devono seguire la stella cometa dell’autenticità.

Se utilizzati correttamente sono letteralmente lo strumento migliore che abbiamo per differenziarci dai competitor e posizionarci nella mente delle persone.
[Disclaimer: non è solo questo che ci differenzia ovviamente, ma lo vedremo nelle prossime puntate]
E poco importa se un giorno il nostro post avrà un errore di battitura (typo), oppure il logo non sarà ben centrato nella grafica di Canva, perché il messaggio che veicoleremo sarà enormemente più importante di qualche dettaglio stilistico che, peraltro, le persone nella frenesia della fruizione social, non notano nemmeno.
Ok, ma quali contenuti dobbiamo fare?
Se la risposta perfetta per un consulente è sempre “dipende”, in questo caso non vale.
Peccato.
C’è una bella differenza tra creare contenuti “tanto per fare” e comunicare con le persone che ci seguono veicolando valore e differenziandoci.
Per intenderci: tutte le comunicazioni relative solamente al prodotto, magari utilizzando le grafiche che ci fornisce l’azienda, ecco, no.
Quelle comunicazioni, per quanto siano facili, ci servono a poco se vogliamo creare un brand.
Certo, tu mi dirai, ma io ho anche bisogno di vendere. Quindi come faccio?
Good point.
L’ho detto (e scritto) spesso, ma lo ripeto.
La comunicazione online non dev’essere una vendita. Ci sono letteralmente migliaia di profili tutti uguali che cercano di venderci qualcosa, noi dobbiamo differenziarci per il modo in cui siamo presenti con il pubblico.
Certo, va bene mostrare i prodotti che abbiamo, ma non può essere quello il volto che vogliamo dare alla nostra farmacia.
E la vendita? La vendita è una conseguenza.
Le persone ti seguono perché hai qualcosa da dire, qualcosa per cui valga la pena. E solo se ti seguono, saranno recettive quando in momenti specifici e studiati, pubblicherai la comunicazione di una nuova linea o di quella promozione particolare.
Al contrario, di profili che vogliono solo vendere ce ne sono in abbondanza e le persone (noi tutti) hanno già imparato ad ignorarli: si chiama banner blindness.
D’altronde lo sapete ormai come si dice?
The attention is the new currency
Si perché se possediamo l’attenzione delle persone, possediamo il loro bene maggiore.
Significa che abbiamo anche la loro stima e fiducia, e la vendita sarà solo una conseguenza.
In tutto ciò c’è una bella notizia è che la Farmacia possiede già grazie alla sua autorevolezza di presidio sanitario nel territorio di un certo tipo di attenzione da parte del cliente.
Pensiamoci, non dobbiamo neanche preoccuparci di costruire un pubblico da zero e fidatevi non è poco.
Il messaggio da portarsi a casa da questa newsletter vorrei che fosse quello di intendere di contenuti come uno strumento che abbiamo per far percepire al meglio le nostre caratteristiche distintive essere ricordati nel mercato.
Quindi i contenuti online sono la nostra unica risorsa per creare il nostro personal brand?
Assolutamente no, e lo vediamo nel prossimo articolo.